Il corredo, durante la campagna del 1859, si componeva di:
- una tunica in panno color turchino cupo
- una cappa grigio-azzurro (bournou)
- un paio di pantaloni in panno di lana color bigio-tournon
- una cravatta in seta
- due camicie in cotone
- due paia di mutande
- un panciotto in panno turchino cupo
- un paio di scarpe da fanteria
- un cinturino in cuoio annerito con piastra in metallo giallo e croce Savoia in argento
- un cinturino in gallone d'argento
- una sciarpa di tessuto color turchino
- un paio di guanti di pelle di colore bianco
- una cintura in cuoio per sorreggere i pantaloni
- un kepì e relativo telino cerato di copertura
- un berretto da fatica
Vi erano poi tutta una serie di oggetti personali ed accessori in dotazione a ciascun ufficiale secondo il grado rivestito, nonché diversi oggetti “personalizzati” che trovavano una giustificazione nella praticità d'uso comune e non venivano espressamente regolamentati. L'esempio più significativo tra tali oggetti è costituito dalle borse in cuoio o pelle, rappresentate in numerosi dipinti e comunque ritrovate in reperti d'epoca. Si trattava di borselli, derivati dall'ambito civile e non militare, portati a tracolla, necessari per contenere carte, documenti, ma anche piccoli oggetti ad uso personale (es. occhiali, sigari, libretti, etc.).
L'utilizzo dei diversi capi d'abbigliamento veniva regolamentato attraverso le cosiddette monture. Ciascuna montura o “tenuta” veniva indossata in precise occasioni:
- la gran montura, ad esempio, si utilizzava per le parate, quando si era nella capitale o quando si era in presenza del Re;
- la montura ordinaria veniva indossata per i servizi armati di piazza e di quartiere;
- la piccola montura era d'uso fuori servizio o per i servizi disarmati.
Nella grande montura gli ufficiali vestivano la tunica indossando le spalline metalliche, la sciarpa ad armacollo (dalla spalla destra al fianco sinistro), il cinturino in gallone d'argento, i guanti ed il kepì scoperto.
Nella montura ordinaria veniva invece portato il cinturino in cuoio ed il kepì coperto con l'apposito telino cerato.
Con la piccola montura, la tunica poteva venire indossata senza spallini metallici ed il kepì sostituito dal più comodo berretto da fatica. Durante gli spostamenti e le manovre in campagna si faceva poi uso della cd. montura di via, simile alla tenuta ordinaria con l'aggiunta del bournou, indossato in caso di pioggia o arrotolato e portato ad armacollo (da sinistra a destra) in caso di bel tempo.
Riteniamo utile approfondire e maggiormente dettagliare alcuni dei capi ed accessori di sopra descritti, con particolare riguardo agli elementi distintivi del reparto da noi rappresentato.
La tunica
Il primo provvedimento riguardante l'evoluzione di questo capo d'abbigliamento venne emanato nell'agosto del 1848.
La tunica in uso durante la prima campagna d'indipendenza venne sostituita con un capo più moderno e più adatto alle nuove esigenze, anche di natura economica, del Regno di Sardegna; le modifiche di maggior rilievo furono l'abolizione delle spalline all'inglese e della doppia fila di bottoni. Vennero invece mantenuti alcuni elementi caratteristici quali il colore turchino scuro, le finte saccocce nelle falde posteriori ed i bottoni piatti in stagno. Il nuovo modello di tunica, dunque, prevedeva una chiusura ad un solo petto con nove bottoni reggimentali, cioè sui quali veniva riportato il numero del reggimento di appartenenza, due falde posteriori sulle quali venivano cucite le finte saccocce a forma di otto, simili a quelle già in uso per la Brigata Guardie. La goletta (il colletto) era ancora sufficientemente alta (circa 5 cm), presentava un'apertura a “v” e veniva affibbiata con un solo “gangherello” (gancetto metallico). Le maniche erano chiuse con paramani turchini muniti di patta, di color cremisi, a tre punte con tre piccoli bottoni reggimentali; tale taglio veniva detto “alla francese”. Con questo primo provvedimento scomparvero tutti i colori distintivi delle brigate di fanteria, l'unica eccezione venne rappresentata dalla Brigata Guardie e dalla Brigata Savoia (che mantenne le filettature scarlatte): tutti i reggimenti ebbero un'unica pistagna di color cremisi. Con provvedimento del maggio 1849 si reintrodussero i vecchi colori distintivi sia alla goletta che alle pistagne dei pantaloni e della tunica. Nell'ottobre 1853 si ebbero poi ulteriori modifiche: le brigate che in passato ebbero la pistagna al petto ne aggiunsero una anche all'apertura delle falde posteriori; venne inoltre modificata l'apertura della goletta arrotondando i bordi superiori della stessa; venne infine soppresso il passante reggi-cinturino posto sulla finta saccoccia posteriore sinistra. Il modello definitivo di tunica in uso tanto alla truppa quanto ai graduati (sottufficiale ed ufficiali) venne approvato nel 1855 e restò in uso sino al 1872. Di fatto salvo il periodo iniziale, l'utilizzo della tunica mod. 1855 fu retaggio dei soli ufficiali, in quanto la truppa fece maggiormente uso, come capo principale, del cappotto. Elementi caratteristici della tunica mod. 1848 o mod. 1855 in uso ai due reggimenti della Brigata Savoia sono dunque le filettature di colore rosso-scarlatto, la goletta e le patte dei paramani in velluto nero. Per coprire i passanti in cuoio degli spallini metallici, vengono cuciti due galloni in tessuto d'argento filettati di rosso-scarlatto.
Il kepì
Tale copricapo veniva realizzato con lo stesso materiale e modalità di quello in uso alla truppa. La differenza principale consisteva nell'indicazione del grado rappresentata attraverso tre accorgimenti:
- i cordoncini laterali erano in filo d'argento anziché del colore distintivo della Brigata
- la nappina, posta sopra al cappietto, era in grovigliola di filo d'argento (poi sostituito da un lamierino stampato in argento con disegno che ricordasse la grovigliola originaria)
- infine, attorno all'imperiale, venivano cuciti i galloni in tessuto d'argento, secondo il seguente schema:
- per i luogo-tenenti un gallone alto 18 mm
- per i tenenti due galloni alti 13 mm separati da una linea di seta turchina alta 2 mm
- per i capitani tre galloni alti 11 mm separati da due linee di seta turchina alte 2 mm l'una.
La sciabola
L'arma in dotazione all'ufficiale inferiore era la sciabola da fanteria mod. 1855. Lunga circa un metro e leggermente curvata, aveva una lama ad un filo con una caratteristica punta a due sgusci. Il fodero era in metallo lucido con due campanelle. La sciabola veniva portata appesa al cinturino tramite due pendagli. Il primo pendaglio, più corto, era saldamente ancorato al cinturino e presentava, oltre al moschettone di ancoraggio ad una campanella del fodero, un gancio reggi-sciabola. Il secondo pendaglio, scorrevole e più lungo, veniva posizionato in prossimità delle due finte saccocce che segnavano la fine del busto e l'inizio delle falde nella parte posteriore della tunica.