Abbigliamento militare
Per completezza riportiamo anche qualche breve cenno sull'ABBIGLIAMENTO MILITARE riprodotto dalla nostra Associazione.
L'armato poteva essere tanto un popolano quanto un nobile o ricco possidente; ciò che faceva la differenza era il tipo di protezione in uso.
Mentre il nobile poteva permettersi un armamento completo, il popolano faceva uso di accorgimenti tecnici per trasformare in arma un più consuetudinario strumento di lavoro (es. falcione).
Il CAVALIERE è il simbolo del Medio Evo, celebrato e declamato nei poemi cavallereschi di tutta Europa; esso indossava innanzitutto un GAMBESON o AKETON, un giaccone trapuntato fatto con crini di cavallo, lana e cotone.
Sopra al gambeson, veniva calato l'USBERGO, una tunica fatta in maglia di ferro; la lunghezza dell'usbergo, in taluni casi, era sintomo del ruolo ricoperto in battaglia: il cavaliere a cavallo portava maniche lunghe spesso unite a manopole in ferro, mentre il miles a piedi portava solo mezze maniche in ferro.
Poco per volta, l'usbergo venne modificato e migliorato, andando a separare la corazza a protezione dell'addome (COTTA DI MAGLIA) dal cappuccio (CAMAGLIO) e dalle manopole a protezione delle mani.
L'armamento difensivo veniva poi completato dall'ELMO posto sul capo. Anche tale accessorio subì una lenta evoluzione nel corso dei secoli: dalla cervelliera in cuoio si passò a quella in metallo, all'elmo conico di tipo "normanno". La forma dell'elmo, sin dal XII secolo, è importante per la comprensione del ruolo svolto dall'armato che lo indossava: avremo così cervelliere, elmi conici e "cappellacci d'arme" per le milizie comunali, le fanterie e gli arcieri; elmi "mascherati" o "pentolari" per gli uomini a cavallo.
L'ultimo capo indossato dal cavaliere era infine la COTTA D'ARME, una specie di tunica senza maniche, perlopiù in seta o tessuto resistente, che andava a coprire la corazza in maglia metallica. La funzione di tale accessorio era duplice: da un lato serviva per ridurre l'area esposta al sole ed al calore durante le battaglie e gli scontri campali, dall'altro costituiva una protezione ulteriore contro i dardi e le frecce, in effetti la fitta trama del tessuto riusciva a ridurre l'impatto della punta di freccia. Col tempo e soprattutto a seguito dell'utilizzo degli elmi chiusi (mascherati e pentolari), la cotta d'arme venne a svolgere anche un terzo ruolo, quello di tabula sulla quale dipingere o ricamare le proprie insegne.
Anche in merito alle armi di uso personale vi fu una certa evoluzione: la fanteria e le milizie facevano uso di arnesi ricavati dal mondo agricolo ed adattati secondo uso militari, avevamo così bastoni, forche, ronche, falcioni, falci, etc; i cavalieri ricorrevano invece essenzialmente a due armi, la lancia e la spada.
La lancia è l'arma preferita dalla cavalleria pesante; si tratta di una lunga asta in legno sulla quale veniva fissata una punta metallica. La cavalleria pesante, schierata in linea, procedeva a grande velocità contro le milizie avversarie spiegando le aste verso terra; l'impatto contro gli scudi era tale da distruggere e sconvolgere qualunque schieramento opposto.
L'uso della spada fu, almeno all'inizio, solo secondario. La spada ad una mano veniva sguainata e brandita dal cavaliere solo quando questi aveva perduto la lancia oppure veniva disarcionato.
I combattimenti corpo a corpo tra cavalieri, come ai tempi nostri vengono rappresentati nelle fiction cinematografiche, non erano così consueti.
Solo tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo, venendo meno le guerre in Europa, i nobili iniziarono a dilettarsi "giocando alla guerra" e creando giostre e tornei tra i cavalieri. Durante questi "giochi di guerra" le protezioni militari subirono un'interessante evoluzione, passando dalle pesanti cotte di maglia metallica alle più leggere corazze metalliche a piastre; anche la forma dell'elmo venne modificata: l'elmo pentolare divenne un "grand'elmo", ancor più pesante e grande, recante un cimiero con le insegne della famiglia di appartenenza, ed ancorato alla corazza, ma tale elmo veniva utilizzato solamente in occasione delle giostre cavalleresche, mentre nell'ordinario avremo le cd. celate, i bacinetti, gli elmi "a becco di passero", etc.
Anche le spade, diventate il simbolo della cavalleria (come non ricordare la famosa Excalibur del mitico Re Artù oppure la non meno nota Durlindana di Rolando), subiscono l'evoluzione dei tempi: dalla spada corta ad una mano e a doppio filo di taglio, si svilupperà la spada ad una mano e mezza (denominazione ricavata dal modo di impugnare l'arma) e lo spadone a due mani (lungo circa 1,50 metri); a partire dal XIV secolo poi i cavalieri inizieranno a far uso anche di armi improprie quali il mazzafrusto (un bastone con catene e bocce ferrate), il martello d'arme, l'ascia, etc.
Ma questo è un altro periodo e, per ora, non viene sviluppato dalla nostra associazione.