Abito maschile
L'ABITO MASCHILE tra XI e XIII secolo non subì grandi modifiche di stile; in tutta Europa gli influssi del mondo barbarico e di quello latino si erano uniti per creare una moda abbastanza comune: lunghe tuniche, più o meno impreziosite, tessute con materiali semplici quali la lana, il lino e la canapa, ma anche con materiali più preziosi quali la seta ed il cotone.
Un fiorente mercato dei tessuti in tutto l'Occidente aveva permesso di far conoscere le lavorazioni arabe ed orientali alle grandi capitali dell'allora Europa.
I tessuti impreziositi da filamenti aurei o da lavorazioni "damascate" vennero esportati in tutto il mondo sino ad allora conosciuto, diventando appannaggio di grandi famiglie nobiliari.
Il Vercellese ed il Canavese con le rispettive grandi città (Vercelli ed Ivrea) furono in parte interessati da questo "mercato della moda"; disposte lungo i percorsi che conducevano in Francia, mete certe dei pellegrini diretti sulla Via Francigena a raggiungere Roma, Vercelli ed Ivrea furono importanti centri di cultura e di storia già nel Medio Evo.
L'abito maschile del nostro territorio, dunque, poteva rispecchiare le caratteristiche tipiche dei paesi d'oltralpe; lo sviluppo della manifattura laniera, gli allevamenti ovini, caprini e bovini consentivano di ottenere tessuti naturali e pelli necessarie per le fodere interne o per le calzature.
Il mercato aperto con i paesi francofoni ed anglosassoni, nonchè con le aree più ricche del centro e nord Italia consentiva al nostro territorio di disporre e conoscere anche i prodotti più ricchi ed "alla moda".
L'uomo indossava delle BRAGHE o mutande, una sorta di pantaloni molto ampi aperti ai fianchi ed allacciati alle cosce attraverso fettucce in stoffa o lacci in cuoio.
Nelle stagioni più fredde e nelle uscite pubbliche, i polpacci veniva coperti dalle CALZEBRAGHE, un particolar tipo di calze d'epoca sorrette ai fianchi o sul frontale da fettucce allacciate alle braghe.
Completavano l'intimo maschile la CAMICIA, una tunica in lino che veniva usata anche nella notte come capo d'abbigliamento per il riposo, e l'infula o cuffia, il copricapo per eccellenza dell'uomo onesto per tutto il Medio Evo.
L'INFULA veniva ricavata da due semplici lembi di stoffa cuciti a metà, in modo da coprire interamente il capo maschile e trattenendo i capelli al suo interno: nel Medio Evo un uomo adulto doveva portare obbligatoriamente l'infula a meno che non fosse un bandito, un brigante o comunque un poco di buono. Nelle miniature sovente si trovano degli uomini senza tale prezioso copricapo, essi sono musici o trovatori, per i quali non sempre valevano le regole di buona creanza e di costume.
L'abito maschile era costituito da una TUNICA più o meno lunga; lunghezza della tunica, tessuto, foggia, colore erano gli elementi sintomatici per distinguere e comprendere non solo il ceto sociale, ma anche il ruolo o l'attività svolta dall'uomo.
Così i popolani ed i poveri artigiani indossavano tuniche corte, spesso tramandate da padre in figlio o da un fratello all'altro; i colori erano quelli semplici della terra: il marrone, l'ocra ed i loro derivati. La lana era il tessuto per eccellenza, anche se lino e canapa erano abbastanza diffusi.
Gli aristocratici, i nobili ed i ricchi possidenti potevano vestire panni più ricchi e colorati, ricercando tessuti quali la seta o i damaschi orientali; le loro vesti venivano poi abbellite dai bordi ricamati, anche con fili in metallo prezioso.
Sopra la tunica, per proteggersi dal freddo, l'uomo portava un MANTELLO o una GUARNACCA, una sorta di cappotto medievale.